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I linguisti sull'anglocosmesi. Crusca: stop all'inglese, difendiamo l'italiano

sabato 18 giugno 2016
Benchmark, analisi on desk, tool, debriefing, peer review. Che cos'è questa lunga lista? Si tratta di termini ed espressioni provenienti dal mondo economico-aziendale, per designare o descrivere momenti della valutazione relativi alla didattica e alla ricerca, o per indicare fasi burocratico-organizzative. Ma soprattutto essi rappresentano un'operazione di anglocosmesi. Vale a dire una Vale a dire una fitta terminologia aziendale anglicizzante applicata in maniera forzosa ed esibita che trasmette un’immagine pretestuosamente moderna del mondo dell’università e non solo. Ma veramente i termini tecnici inglesi sono privi di equivalenti nella lingua italiana? Falso. I linguisti del gruppo Incipit che fa parte dell'Accademia della Crusca e si occupa di esaminare e valutare neologismi e forestierismi ‘incipienti’, scelti tra quelli impiegati nel campo della vita civile e sociale, nella fase in cui si affacciano alla lingua italiana, hanno offerto un'esemplare traduzione italiana che vi riportiamo qui sotto. analisi on desk → analisi preliminare o analisi a tavolino benchmark → parametro di riferimento benchmarking → confronto sistematico o analisi comparativa tool (es.: learning tool, teaching tool) → strumento student (o client) satisfaction (es.: monitoraggio della student satisfaction) → soddisfazione dello studente (dell’utente) debriefing → resoconto executive summary → sintesi distance learning → apprendimento a distanza (distinto da e-learning → teleapprendimento o apprendimento on line) peer review → revisione tra pari public engagement → impegno pubblico valutazione della performance → valutazione dei risultati. Va detto che nell’università sono ormai di larghissimo uso parole come abstract per sommario o talora sintesi, feedback (es.: cultura del feedback) per riscontro, road map per piano operativo, cronoprogramma, deadline per termine ultimo, scadenza, non si tratta di termini tecnici specialistici della vita universitaria, né di anglismi incipienti, perché ormai sono di largo corso: «In questo caso - commentano i linguisti della Crusca fiorentina - un’istituzione che dovrebbe essere all’avanguardia pare invece al traino di altri centri egemonici, quasi nel tentativo di mostrare così di aver compensato almeno verbalmente la propria staticità». Si può aggiungere alla lista anche il nome di una cerimonia quale il graduation day o “festa dei laureati”, una festa che riproduce riti esteriori privi di radicamento nella tradizione universitaria italiana, che allo stesso «ci mostra succubi rispetto a modelli anglosassoni, al di là delle differenze di organizzazione, di vocazione, di gestione, di significato sociale e di metodo che distinguono i due sistemi educativi».